Non è mai un caso!

Quante volte ci capita di disegnare senza pensarci? Mentre siamo al telefono, in una riunione, o in attesa… linee, spirali, case, occhi, alberi, frecce…Sono solo scarabocchi? No. Sono mappe emotive, tracce dell’inconscio che raccontano le nostre emozioni più di mille parole.

Come grafologa forense, mi capita spesso di vedere come anche il tratto più casuale abbia una coerenza profonda con lo stato emotivo, mentale e relazionale di chi lo fa.

Gli scarabocchi inconsci non sono decorazioni del tempo, ma spie di qualcosa che dentro di noi vuole essere raccontato e ascoltato. Cosa ci dicono davvero? Possono aiutarci a conoscerci meglio? E nel contesto professionale, hanno un valore?

Si tratta di un tipo di disegno o schizzo, fatto in genere mentre l’attenzione della persona è occupata a fare altro, quindi impulsivo e non controllato. A differenza di un disegno vero e proprio, lo scarabocchio non “parla” una lingua familiare, non ha una sua logica, ma quel che conta è che da esso è possibile capire ciò che cela la nostra mente quando si esprime senza freni inibitori.

Ho dedicato un intero libro a questo tema “Occhio allo scarabocchio”, e continuo ad approfondirlo in conferenze e percorsi formativi.
Perché l’inconscio non fa scarabocchi a caso.